Bitcoin, la moneta ”virtuale” ha adesso anche il suo primo sportello Bancomat. Lo ha aperto martedì scorso in una caffetteria di Vancouver, in Canada, la società Robocoin, del Nevada. Un vero e proprio sportello dove scambiare il proprio denaro per comprare o vendere Bitcoin. Nel dettaglio il Bancomat consente di scambiare la valuta virtuale con dollari canadesi e viceversa. Funziona effettuando la scansione della mano dell’utente per far si che non venga superato un limite giornaliero di scambio di 3mila dollari canadesi, pari a quello previsto dalla legge anti-riciclaggio del Canada. Solo nel primo giorno, spiega Robocoin, sono state effettuate 81 transazioni per uno scambio di oltre 10mila dollari. Circa un terzo degli utilizzatori era alla sua ”prima volta”.
Infatti l’ATM può essere utilizzato anche da chi non possiede ancora un conto e decide di creare un account per scambiare denaro con la moneta virtuale. Anche se non ancora universalmente accettata, la moneta del web fa comunque proseliti grazie al numero sempre maggiore di aziende che cominciano ad accettarla.
Bitcoin, è nata nel 2009 e sta crescendo in maniera esponenziale. Lo spunto fondamentale in questo incremento è avvenuto in primavera con la crisi di Cipro, in correlazione all’impossibilità degli abitanti dell’isola di accedere al credito. Questi avvenimenti hanno messo in evidenza alcune crepe del tradizionale sistema bancario, esaltando al contempo le caratteristiche principali della moneta virtuale. Il bitcoin non è affiliata a nessuna banca centrale e si muove indipendente sulla Rete, disponibile per chiunque possegga un “conto” di questo tipo. Nessuna restrizione e nessun pericolo di non poter accedere alla propria liquidità.
L’unico limite del Bitcoin al momento è quello della cifra massima a disposizione degli utenti, quantificata in 21 milioni e non ancora raggiunta. Per il resto, i vantaggi sembrano essere molteplici: il suo valore non oscilla in base ai movimenti delle Borse, non può essere spiato, le transizioni sono anonime. La sua diffusione si basa proprio su queste peculiarità, che hanno convinto un sorprendente numero di lavoratori, soprattutto negli Stati Uniti, ad affidarsi a questa moneta. In California, ormai testa di ponte per tutte le novità tecnologiche legate al web, i lavoratori della Silicon Valley hanno già accettato di ricevere lo stipendio in bit.
Parallelamente allo sviluppo della moneta, di conseguenza si sviluppano locali, negozi e siti che accettano questo pagamento. Una tendenza destinata ad accrescersi, se sempre più persone accederanno a questo credito e se sempre più esercizi si attrezzeranno in questo senso. Al momento, i “pagatori virtuali” sono ancora una piccola comunità, guardata forse con un po’ di sospetto; tutto potrebbe evolversi definitivamente se le grandi aziende si votassero a tale credo economico. Facebook ad Apple sono già entrati in quest’ottica, la Borsa londinese ha uno spazio dedicato al Bitcoin. Se l’input arrivasse quindi dall’alto, i 21 milioni che al momento limitano la moneta digitale sarebbero superati e si potrebbe aprire una nuova era monetaria. Per adesso sono emersi gli aspetti aspetti positivi ed entusiasmanti della novità, ma presto si potrebbero conoscere anche quelli oscuri; pagamenti illegali, denaro sporco, riciclaggio in Rete. Nulla si può escludere in questo nuovo spazio per il credito, nel bene o nel male.
Intanto, è recente la notizia che la famosa piattaforma Pirate Bay utilizzerà i Bitcoin al fine di sviluppare un’app per mantenere segrete le conversazioni e i messaggi su Internet. L’applicazione si chiama Heml.is (“segreto” in lingua svedese) e sembra fatta apposta per i fruitori dei Bitcoin, in cerca di maggiore riservatezza e libertà dai controlli dello Stato (TgCom24).
Il valore attuale di 1 Bitcoin è intorno a $1.000.